Percorsi personalizzati per la cura di disturbi psicosomatici a Salerno

Presso gli studi specialistici situati rispettivamente a Battipaglia in Via Treves 30 e in Via Cattaneo 4, il Dr. Viviani e la Dr.ssa Scarpati si occupano con estrema professionalità ed empatia di strutturare percorsi terapeutici personalizzati mirati a trattare i disturbi psicosomatici dei propri pazienti.


Il cosiddetto disturbo (o disordine) è un termine medico che sta ad indicare un quadro clinico caratterizzato da un qualunque tipo di sofferenza psichica e che rappresenta di fatto un'entità medica definita, la quale si annovera nelle classificazioni convenzionali di riferimento. 


Se il disturbo deriva da un’alterazione anatomica dell’encefalo, macroscopica o microscopica, si ha a che fare con un disturbo psichico organico, mentre nel caso se si presenta in assenza di qualsiasi lesione organica relativa all'encefalo si parla di disturbo psichico funzionale. 

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Di seguito è riportata la serie principale di disturbi dell'umore e di personalità e le patologie legate alla psiche.

Ansia e disturbi d'ansia 

Una larga fetta della popolazione mondiale sviluppa un disturbo d’ansia nel corso della propria vita.



L'ansia di per sé, tuttavia, non è un fenomeno anormale. Quest’ultimo consiste infatti in un'emozione di base che indica uno stato di attivazione dell’organismo e che si attiva nel momento in cui una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. 


Questa sensazione porta ad un’immediata esplorazione dell’ambiente circostante e alla ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga, nonché ad una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, la comparsa di vertigini.


Questi disturbi psicosomatici dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l'organismo necessita della massima energia muscolare a disposizione al fine di per scappare o attaccare in maniera quanto più efficace possibile.


L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa, perché è una condizione fisiologica, efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad es., sotto esame). 

I disturbi d'ansia principali e chiaramente diagnosticabili sono:

 

  • Fobia specifica (come la paura di aereo, spazi chiusi, ragni, cani, gatti, insetti, ecc.)
  • Disturbo di panico e agorafobia (paura di stare in situazioni da cui non vi sia una rapida via di fuga)
  • Disturbo ossessivo-compulsivo
  • Fobia sociale
  • Disturbo da stress acuto o post-traumatico
  • Disturbo d'ansia generalizzato

 

Fobie specifiche

La fobia è una paura marcata e persistente che presenta le seguenti caratteristiche peculiari:

 

  • è sproporzionata rispetto al reale pericolo dell’oggetto o della situazione
  • non può essere controllata dall'individuo con spiegazioni razionali e dimostrazioni
  • va oltre la capacità di controllo volontario che il soggetto è in grado di mettere in atto
  • produce l'evitamento sistematico della situazione temuta
  • ha una durata prolungata e non accenna ad attenuarsi
  • scatena un certo grado di disadattamento per l’interessato
  • il soggetto riconosce che la paura è irrazionale e che non è dovuta ad effettiva pericolosità dell’oggetto o situazione temuta

 

La fobia è dunque una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici.


Chi ne soffre è spesso sopraffatto dal terrore all'idea di venire a contatto magari con un animale innocuo come un ragno o una lucertola ed è perfettamente conscio che si tratta di uno stato di paura completamente irrazionale.


L'ansia da fobia, o "ansia fobica", si esprime con disturbi psicosomatici come tachicardia, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. La sensazione di malessere porta l’individuo a voler compiere un’unica azione: scappare (classico meccanismo di autodifesa ed emergenza). 


Quest’ultima costituisce in realtà una terribile trappola: ogni evitamento, infatti, conferma la pericolosità della situazione evitata e prepara l'evitamento successivo. Il circolo vizioso produce a sua volta l'incremento non solo della sfiducia nelle proprie risorse, ma anche della reazione fobica della persona. 



La fobia costituisce dunque il più delle volte un vero e proprio handicap sociale per chi ne soffre.

Attacchi di panico

Tachicardia, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore sono solo alcuni dei sintomi che caratterizzano un attacco di panico. Chi ha sperimentato questo disturbo psicosomatico lo descrive come un’esperienza terribile, talvolta anche improvvisa ed inaspettata. 


Il singolo episodio può sfociare facilmente in un vero e proprio disturbo di panico che si traduce in una sorta di "paura della paura". La persona che soffre di attacchi di panico si trova solitamente immersa in un terribile circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta agorafobia, ovvero l’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi. 



Diventa così praticamente impossibile uscire di casa da soli, viaggiare con i mezzi di trasporto, stare in mezzo alla folla e condurre una vita sociale appagante.

Fobia sociale

La fobia sociale è un disturbo psicosomatico alquanto diffuso tra la popolazione. Stando ad alcuni studi la percentuale di individui che ne soffre è compresa tra il 3% e il 13% (con un maggior livello di incidenza sul genere femminile rispetto a quello maschile). 


Caratteristica principale di questo disturbo è quella legata alla paura di agire, di fronte agli altri, in modo imbarazzante o umiliante e di ricevere giudizi negativi, paura che può condurre, com’è facile immaginare, ad evitare la maggior parte delle situazioni sociali.


Solitamente le situazioni più temute sono quelle in cui si presenta la necessità di compiere un’azione di qualunque tipo davanti ad altre persone, come ad esempio esporre una relazione o anche solo firmare, telefonare o mangiare.


Le persone che soffrono di fobia sociale temono di apparire ansiose e di mostrarne i segni, cioè temono di diventare rosse in volto, di tremare, di balbettare, di sudare o di avere batticuore. 



Questo particolare disturbo, se non trattato adeguatamente, può diventare cronico e dare origine ad altri disturbi come la depressione.

Disturbo ossessivo compulsivo

Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che evocano una sensazione di allarme o paura e costringono l’individuo ad attuare comportamenti ripetitivi o azioni mentali. 


Come suggerisce il nome, il DOC riguarda la sfera delle ossessioni e delle compulsioni. Circa l'80% dei pazienti con questo disturbo manifesta sintomi sia  ossessivi che compulsivi, mentre meno del 20% presenta solo ossessioni o solo compulsioni. 

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi ricorrenti e frequenti e sono al di fuori del controllo di chi li sperimenta. 


Queste idee vengono percepite come disturbanti e intrusive e, almeno quando le persone non sono assalite dall'ansia, sono giudicate come infondate ed insensate. 


Le persone con DOC possono preoccuparsi, ad esempio, dello sporco e dei germi in maniera eccessiva, o possono terrorizzarsi di fronte alla paura di avere inavvertitamente fatto del male a qualcuno anche se di solito riconoscono che tutto ciò non è realistico. 



Le ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli, come paura, disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione di "non aver fatto le cose nel modo giusto", e i numerosi sforzi per contrastarle non hanno successo. 


Le compulsioni sono invece sinonimo di rituali o stereotipie e sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, ecc.) o azioni mentali (contare, ripetere formule mentalmente, pregare) messi in atto per ridurre il senso di disagio e ansia provocati dagli impulsi tipici delle ossessioni.

Ipocondria

L'ipocondria si annovera indubbiamente tra i disturbi psicosomatici per eccellenza. Quest'ultima consiste nella convinzione o paura irreale da parte di un individuo di essere affetto da una grave malattia.


Gli ipocondriaci si preoccupano della loro salute fisica in maniera costante ed eccessiva ed interpretano qualsiasi sintomo fisico (anche molto lieve) come segno di una grave malattia in atto.


La patologia temuta spesso può interessare molte parti dell'organismo, o può riguardare un particolare organo o una sola malattia, e porta il soggetto ipocondriaco a recarsi dal medico con smodata frequenza.


Questa patologia è generalmente una complicanza di altri disturbi psicopatologici come il disturbo ossessivo compulsivo, la fobia, la depressione, e la causa non è del tutto chiara (anche se sembra più frequente in chi ha sofferto di reali malattie organiche durante l’infanzia).


Per trattare l’ipocondria, tra i disturbi psicosomatici più difficili da debellare, è necessaria la comprensione e l'empatia di uno psicoterapeuta esperto nonché l’aiuto concreto di amici e famigliari.

Depressione

La depressione è tra i disturbi psicosomatici più diffusi tra la popolazione (ne soffre infatti dal 10% al 15%) e dunque molto ben conosciuto.


Chi ne soffre mostra un umore “calante”, una forte tristezza quasi quotidiana e quasi una forma di apatia verso le attività che un tempo considerava piacevoli. 


Chi soffre di depressione si sente sempre giù, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. 

Tra i sintomi di questo disturbo sono contemplati:

 

  • appetito aumentato o diminuito
  • aumento o diminuzione del sonno
  • talvolta un marcato rallentamento motorio o, al contrario, una marcata agitazione
  • marcata affaticabilità
  • ridotta capacità di concentrazione
  • tendenza molto forte ad incolparsi e ad avere scarsa stima di sé
  • ideazione suicidaria

 

La depressione può manifestarsi a fasi alterne ma in maniera acuta o con un andamento costantemente, anche se in forma generalmente leggera.



L’atteggiamento più adatto da mantenere da parte di chi sta intorno al soggetto depresso è quello di aiutare chi ne soffre in maniera graduale a riprendere le proprie attività, ad assumere un'adeguata terapia farmacologica e a intraprendere un percorso di psicoterapia.

Disturbo bipolare

Il disturbo bipolare non è tra i più frequenti nella popolazione generale (ne è affetta una percentuale che va dallo 0.4% al 1,5%), ciononostante si annovera tra i disturbi psicosomatici più seri ed invalidanti.


Chi soffre di questa condizione presenta fasi depressive seguite da fasi maniacali. Le prime sono caratterizzate da un umore particolarmente basso, una profonda tristezza ed una sensazione di disinteresse generalizzata.


Inoltre, durante queste fasi, il sonno può facilmente aumentare o diminuire, così come l’appetito e la concentrazione. A volte la disperazione può sfociare nella volontà di togliersi la vita.


Le fasi maniacali, in alcuni casi, sono esattamente il contrario delle fasi depressive: sono caratterizzate da un umore particolarmente euforico e da un ottimismo eccessivo. Le idee ed i pensieri si accavallano rapidamente nella mente e spesso divengono così veloci che è quasi impossibile seguire il flusso di pensiero del soggetto bipolare.


Il comportamento, inoltre, diventa disorganizzato ed inconcludente. In altri casi, tuttavia, la fase maniacale non è caratterizzata da umore euforico, bensì disforico, ovvero da un senso costante di rabbia e dalla sensazione di essere vittima di ingiustizia. Il più delle volte, in ogni caso, le fasi depressive tendono a durare maggiormente rispetto a quelle maniacali.

Anoressia nervosa

Chi è affetto da anoressia nervosa manifesta tutte e quattro le caratteristiche sotto indicate:

 

  • perdita di peso rilevante (più del 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza)
  • paura eccessiva di ingrassare anche quando si è sottopeso
  • alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee
  • amenorrea

 

La caratteristica principale di questo disturbo psicosomatico consiste nel rifiuto del cibo, anche se chi soffre di tale patologia ha sempre un'intensa fame e appetito. Il rifiuto di mangiare nasce dalla forte paura di ingrassare e dalla necessità di controllare l'alimentazione.


Per evitare di ingrassare il soggetto affetto da anoressia nervosa mette in atto una serie di comportamenti tipici del disturbo quali seguire una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva e indursi il vomito dopo aver ingerito anche modeste quantità di cibo.


Si distinguono due forme di anoressia nervosa: l'anoressia restrittiva, forma in cui il dimagrimento è causato dal digiuno e dall'intensa attività fisica, e l'anoressia con bulimia, forma in cui la persona mette in atto atteggiamenti di compensazione che, unitamente al digiuno, hanno la funzione di diminuire il peso corporeo (abuso di lassativi e/o diuretici, vomito).



La percezione ed il valore attribuiti all'aspetto fisico e al peso corporeo risultano alterati in questi soggetti, che spesso adottano le tecniche più disparate per valutare dimensioni e peso corporei (pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro ecc). 

Nei soggetti affetti da anoressia nervosa i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo. 


Bulimia nervosa

L’individuo affetto da bulimia nervosa presenta le seguenti caratteristiche:

 

  • abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull'atto di mangiare
  • comportamenti di compenso come vomito autoindotto, utilizzo di lassativi e diuretici o esercizio fisico eccessivo
  • le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno 2 volte a settimana per tre mesi
  • preoccupazione eccessiva per il peso e le forme corporee. 

 

La caratteristica principale di questo disturbo psicosomatico è un circolo vizioso di preoccupazione per il peso e le forme corporee che si traduce in: dieta ferrea, seguita da abbuffate, a loro volta seguite da vomito autoindotto per tornare nuovamente alla dieta ferrea.


La diretta conseguenza dell'intensa preoccupazione per le forme e il peso in soggetti che basano l'autovalutazione personale sulla magrezza è cercare di dimagrire seguendo una dieta caratterizzata da regole molto rigide, le quali costituiscono inevitabilmente il fattore responsabile numero uno della ricomparsa delle abbuffate.



Queste ultime in una prima fase possono tradursi in un senso di soddisfazione e piacere, perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta; tuttavia, con il passare del tempo determinano emozioni negative che possono, a loro volta, innescare nuove abbuffate.

Obesità

L’obesità è una condizione di eccessivo (ed anormale) accumulo di grasso nel tessuto adiposo. 


Tra i disturbi psicosomatici è tra quelli che possono arrecare maggiori danni alla salute dell’individuo che ne è affetto.


La perdita di peso è sempre indicata nelle situazioni in cui è presente un indice di massa corporea (BMI – peso fratto altezza espressa in metri, al quadrato) superiore a 30 o nelle situazioni in cui il BMI oscilla fra 25 e 29 e si associa ad una circonferenza vita elevata (uomini > 102, donne > 88).


La diffusione dell’obesità sta crescendo in modo sostanziale sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo.


La soluzione terapeutica dell’obesità appare ancora lontana anche se negli ultimi anni si è sviluppato un vasto consenso sul fatto che una perdita di peso corporeo del 10%, raggiunta in un periodo di 6 mesi, sia in grado di diminuire significativamente le complicanze mediche e i fattori di rischio relativi all'eccesso ponderale.

Disfunzioni sessuali

Una disfunzione sessuale è caratterizzata da un'anomalia del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale, o dal dolore associato al rapporto sessuale. 

Il ciclo di risposta sessuale normale può essere diviso nelle seguenti fasi:

 

  • desiderio: fase che consiste nelle fantasie sull'attività sessuale e nel desiderio di metterle in pratica
  • eccitazione: che consiste nel manifestarsi di una sensazione soggettiva di piacere sessuale la quale si traduce nelle concomitanti modificazioni fisiologiche (tumescenza del pene ed erezione nell'uomo e vasocongestione pelvica, lubrificazione e dilatazione della vagina nella donna)
  • orgasmo: fase consistente in un picco di piacere sessuale, con allentamento della tensione sessuale e contrazioni ritmiche dei muscoli perineali e degli organi riproduttivi (nell’uomo vi è la sensazione di inevitabilità dell'eiaculazione seguita dall'emissione di sperma mentre nella donna vi sono contrazioni della parete del terzo esterno della vagina)
  • Risoluzione: questa fase consiste in una sensazione di rilassamento muscolare e di benessere generale. 

 

I disturbi della risposta sessuale possono avere luogo in una o più di queste fasi. 

Sia nell'uomo che nella donna i disturbi della fase del desiderio sono il desiderio ipoattivo o l'avversione sessuale.


Nell'uomo il disturbo psicosomatico più comune della fase dell'eccitazione è l’impotenza mentre nella donna vi è la mancanza di eccitazione sessuale e, conseguentemente, di lubrificazione.


Nell'uomo il disturbo più comune della fase dell'orgasmo è l'eiaculazione precoce, anche se esistono uomini che hanno eiaculazione ritardata, impossibile o non piacevole, mentre nella donna è molto comune l'anorgasmia o frigidità (impossibilità di raggiungere l'orgasmo).



Esistono poi i cosiddetti disturbi da dolore sessuale, ovvero la dispareunia, sia maschile che femminile (coito doloroso, solitamente dovuto a cause organiche).

Disturbi di personalità

I disturbi di personalità non sono caratterizzati da specifici sintomi o sindromi, come ad esempio il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione o gli attacchi di panico, bensì dalla presenza esasperata e rigida di alcune caratteristiche legate alla personalità dell’individuo.


La personalità è stata definita in parecchi modi, ma in sunto si può dire che sia l'insieme delle caratteristiche che stanno ad indicare la modalità con la quale ciascuno di noi risponde a ciò che gli accade.


Normalmente queste caratteristiche devono essere abbastanza flessibili a seconda delle circostanze: così in alcuni momenti sarà utile essere più dipendenti o passivi del solito, mentre in altri sarà più o meno accettabile mantenere un atteggiamento seducente o estroverso. 


I disturbi di personalità sono caratterizzati dalla rigidità e dalla presentazione inflessibile di tali caratteristiche, anche nelle situazioni meno opportune (per esempio, alcune persone tendono sempre a presentarsi in modo seducente a prescindere dalla situazione nella quale si trovano).


Solitamente questi tratti di personalità diventano così stabili che i soggetti stessi non si rendono conto di mettere in atto comportamenti marcatamente inadeguati, ma tendono sempre a sentirsi le vittime della situazione.



Una persona che soffre di disturbo paranoide di personalità non è in grado di comprendere che, con il suo comportamento sospettoso, non dà fiducia agli altri.

I disturbi di personalità sono stati classificati convenzionalmente in tre categorie:


1. Disturbi caratterizzati dal comportamento bizzarro: chi ne soffre tende ad interpretare il comportamento degli altri come malevolo, comportandosi così sempre in modo sospettoso.

 

  • Disturbo schizoide di personalità: chi ne soffre non è interessato al contatto con gli altri
  • Disturbo schizotipico di personalità: spesso presentato da persone eccentriche nel comportamento, che hanno scarso contatto con la realtà

 


2. Disturbi caratterizzati da un elevato livello di emotività:

 

  • Disturbo borderline di personalità: solitamente chi ne soffre presenta una marcata impulsività ed una forte instabilità nelle relazioni interpersonali e nella concezione che ha di sé stesso
  • Disturbo istrionico di personalità: chi ne soffre tende a ricercare l'attenzione degli altri e ad essere pertanto sempre seduttivo
  • Disturbo narcisistico di personalità: chi ne soffre tende a sentirsi il migliore di tutti
  • Disturbo antisociale di personalità: chi ne soffre è un individuo che non rispetta in alcun modo le leggi e non prova senso di colpa per i crimini commessi

 


3. Disturbi caratterizzati da una forte ansietà: 


 

  • Disturbo evitante di personalità: chi ne soffre tende a evitare in modo assoluto le situazioni sociali per paura dei giudizi negativi degli altri
  • Disturbo dipendente di personalità: chi ne soffre delega le proprie decisioni in quanto ha estrema necessità di essere accudito e seguito da parte degli altri
  • Disturbo ossessivo compulsivo di personalità: chi ne soffre presenta una marcata tendenza al perfezionismo ed alla precisione.

 

Insonnia

Si definisce insonnia lo stato in cui una persona percepisce il proprio sonno come insufficiente o insoddisfacente, ovvero quando il paziente non è in grado di trarre beneficio dal riposo perché dorme poco o male. 


L’insonnia si annovera tra i disturbi psicosomatici della categoria delle “dissonnie”, che comprende i disturbi dovuti ad alterazioni di ritmo, quantità e qualità del sonno, così come le apnee notturne e le ipersonnie (narcolessia). 


Un altro gruppo di disturbi del sonno è quello delle parasonnie (sonnambulismo, sonniloquio, incubi, enuresi, bruxismo, sindrome delle gambe senza riposo), caratterizzate dalla presenza di un evento anomalo e indesiderato nel corso del sonno o nelle fasi di passaggio tra veglia e sonno.


L’insonnia non è una malattia univoca ma può manifestarsi in tanti modi diversi, ecco perché clinicamente viene classificata tenendo conto di almeno tre parametri:

 

  • Durata dell’insonnia: può essere occasionale, transitoria o cronica e varia da paziente a paziente
  • Cause dell’insonnia: esiste l’insonnia primaria o non organica (il paziente è sano e non ci sono cause apparenti che giustifichino l’insonnia) e secondaria (l’insonnia è dovuta ad altre malattie fisiche o problemi psicologici come la depressione)
  • Tipo di insonnia: esiste l'insonnia iniziale (il paziente fatica ad addormentarsi), centrale (caratterizzata da frequenti risvegli durante la notte) e tardiva (risveglio mattutino precoce)

 

Enuresi infantile

Con il termine “enuresi” si indica quel fastidioso disturbo psicosomatico caratterizzato dalla emissione involontaria e incosciente di urine, la quale si verifica solitamente durante il sonno in soggetti dai cinque anni in su che non presentano alcuna lesione dell’apparato urinario.


Il cosiddetto fenomeno della “pipì a letto” può comparire in modo continuo (ogni notte) o saltuario (2-3 volte a settimana) ed in tre diverse forme:

 

  • Forma primaria: il soggetto, oltre i 4-5 anni, bagna il letto senza aver mai acquisito il controllo delle minzioni notturne (85% dei casi);
  • Forma secondaria: il bambino, dopo i 4-5 anni, ricomincia a bagnare il letto, in seguito ad aver raggiunto e mantenuto il controllo notturno della minzione (13% dei casi).
  • Forma automatica, nella quale il disturbo si presenta sia di notte che di giorno.

 

Alla base di questo tipo di disturbo vi è, il più delle volte, un apprendimento sbagliato dell’abilità della continenza notturna (abilità che viene normalmente appresa fra l’anno e mezzo e i quattro anni e mezzo di età), a cui si aggiungono problematiche emozionali legate al sentimento di vergogna che il giovane individuo prova per il suo comportamento.



Decisivo è, com’è facile immaginare, l’atteggiamento dei genitori verso il bambino.

Per saperne di più sulle terapie mirate al trattamento delle patologie psichiche, non esitare a contattarci presso lo studio di Salerno!

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